NORD, in olandese NOORD, e non c’è niente di più bello di quella doppia vocale lenta che indugia leggera, algida e profonda allo stesso tempo e richiama i nostri pensieri verso il mare, il cielo, il vento, le nuvole.
Un giorno d’estate che non vuole finire, la luce che scivola lungo le facciate delle chiese calviniste, che cola lungo i muri a mattoncini rossi del centro. Quanta luce e nessun modo per trattenerla prima che arrivino i gelidi, cupi, giorni dell’inverno
Ci sono aquiloni contro il cielo screziato d’azzurro e tanta gente che dorme sulla spiaggia, sdraiata sulla sabbia, nel vento.
E gabbiani che salgono rapidi, trascinati dalle correnti fino a divenire punti bianchi, come bianchi sono i punti delle vele all’orizzonte.
I piloni del molo arrugginiscono nell’acqua gelida e torbida, i capelli biondi delle bambine, sfrangiati, svolazzanti, frammentati, come striscie gialle contro l’azzurro del cielo e il bianco delle nubi. L’odore del pesce sul lungomare.
La lieve pioggia della serra che bagna le strade e le piazze silenziose dove inverdisce la statua di Guglielmo d’Oranje col suo colletto frisè.
Il cielo marezzato, grigio, opaco, vetroso, lentigginoso e sempre il vento e legioni di nubi “trompe l’oeil”.
Corvi a passeggio, l’odore di quell’aria che non sai bene di cosa sa ma che per me sa sempre di buono.
E nella notte che ancora notte non è, un grande cielo non ancora nero, il canto delle rane negli stagni, le finestre illuminate delle case, l’acqua dei canali che acchiappa l’ultima bagliore azzurrino, bluaceo, del cielo a occidente e l’imprigiona nella sua consistenza di vetro.
Il vento fa ondeggiare lievi le betulle, già nere contro il cielo; erbe selvatiche, falene piumate attorno ai lampioni, prati deserti…NOORD.